Tra i nuovi bandi Seed Grant assegnati in questi giorni anche quelli dedicati alla sindrome di Rett, finanziati dall’associazione Pro Rett.
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Una madre nasce quando una bambina viene al mondo, ma poi diventa mamma mentre la piccola cresce e impara a sorridere, a parlare e a muoversi. Insieme imparano ad abbracciarsi e a esprimersi. E poi un giorno tutto cambia, nel giro di un mese una malattia rara trasforma completamente il loro rapporto e il loro modo di “comunicare”. È ciò che è successo a Lorenza e a sua figlia Letizia, che ha cominciato a manifestare i sintomi della sindrome di Rett a tre anni e mezzo.
Questa malattia colpisce prevalentemente le bambine (una su 10 mila), si manifesta in genere intorno ai 6-18 mesi di vita e, per quanto rara, rappresenta la prima causa al mondo di grave disabilità intellettuale femminile. Attualmente non esiste una cura, la sfida quotidiana è quella di mantenere e migliorare il più possibile le abilità delle bambine con riabilitazione mirata.
Mamma Lorenza è stata la prima a notare che Letizia non cresceva come le altre bambine; con il marito Alessandro hanno consultato quindi alcuni specialisti che sospettavano un semplice ritardo motorio e nel linguaggio. Poi però «verso i tre anni e mezzo, quando aveva già sviluppato tante abilità e un suo carattere, Letizia ha avuto un’improvvisa regressione». È successo mentre Lorenza era in ospedale per dare alla luce la sorellina: «Ha iniziato diventando nervosa e difficile da gestire. I nonni, che si stavano prendendo cura di lei mentre io ero in ospedale, mi dicevano che era inconsolabile», racconta Lorenza.
Quando è tornata a casa, Lorenza ha trovato una Letizia diversa: «Ricordo che spesso la trovavo immobile sul letto, incapace di alzarsi o di muoversi. Nel giro di un mese era diventata un’altra bambina». Per mamma Lorenza e papà Alessandro è uno shock scoprire che la loro Letizia è doppiamente speciale: è speciale perché ha una malattia genetica rara, la sindrome di Rett appunto, ma è speciale anche perché ha vissuto una vita spensierata più a lungo che le altre bambine nate con la stessa patologia.
«Dobbiamo pensare a come costruire un futuro migliore e l’unico modo è la ricerca»
Lorenza, mamma di Letizia nata con la sindrome di Rett
Appena ottenuta la diagnosi, Lorenza e Alessandro si sono messi in moto e hanno scelto di aderire all’associazione Pro Rett perché è impensabile affrontare le difficoltà e le sfide quotidiane da soli, senza nutrire la speranza: per le famiglie che vivono tutti i giorni una malattia genetica, è importante il sostegno di altri che condividono lo stesso orizzonte. Ma allo stesso tempo, spiegano Lorenza e Alessandro, «noi non ci possiamo accontentare. Siamo tutti impegnati a combattere nella quotidianità, ma questo non ci deve distrarre: dobbiamo pensare a come costruire un futuro migliore e l’unico modo è la ricerca».
Ogni piccola notizia che emerge dai progressi della ricerca alimenta una piccola luce di speranza per loro e per le altre famiglie, per questo l’associazione Pro Rett ha deciso di aderire al bando Spring Seed Grant 2022 di Telethon, in cui la Fondazione ha messo a disposizione dell’associazione, che ha raccolto i fondi per il bando, le proprie competenze nell’organizzazione, gestione, valutazione e monitoraggio di un bando per progetti di ricerca specifici sulla sindrome di Rett.
«Telethon rappresenta un faro molto grande», spiega Lorenza. Lei è impegnata anche nel raccogliere fondi e racconta che «quando le persone sentono il nome di Telethon sono più disposte ad ascoltare: per noi è più facile raccontare chi siamo e è tutto più concreto, più reale, più possibile».
«Un impegno per costruire un futuro in cui Letizia e le altre bambine nate con la stessa malattia possano vivere una vita più semplice: penso sia un diritto di tutti» dice papà Alessandro, che è nel direttivo dell’associazione. E Lorenza conclude: «Alla fine ci si abitua a tutto, però non ci si deve arrendere». Lo deve a quella bambina che ha conosceva tempo fa, una Letizia che non è mai andata via dalla sua memoria e dal suo cuore.