Mamma Rosella racconta come si convive ogni giorno con la sindrome di Dravet, una patologia genetica rara che ha tra le sue manifestazioni anche l’epilessia.
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La quotidianità di tutta la famiglia ruota attorno a Marco, «dipende da come sta e da quello che deve fare» ci racconta mamma Rosella. Tutti i giorni infatti sono scanditi dalle terapie con logopedista, fisioterapista, osteopata, psicomotricista e terapista occupazionale.
Marco ha 12 anni e ha la sindrome di Dravet. Aveva un anno e mezzo quando gli è stata diagnosticata questa malattia epilettica estremamente grave. Ma le prime crisi sono iniziate a 6 mesi gettando nel panico mamma Rosella che, in una corsa contro il tempo, ha chiamato l’ambulanza e lo ha accompagnato in ospedale perché non respirava più e aveva perso conoscenza.
Da quella prima crisi epilettica, era il novembre 2007, indescrivibili la paura, l’ansia e il dolore innescati ogni volta dalle innumerevoli crisi che, senza preavviso, lasciavano Marco senza respiro, a terra, come un blocco di marmo. Più e più volte: «Ora ha 150 crisi al mese - spiega Rosella - la maggior parte durante il sonno, tra le 5 e le 7 del mattino, ma quando era più piccolo ne aveva anche 20 al giorno. Parliamo di crisi violente. E a ogni crisi era enorme il timore che ce lo portasse via».
A pochi mesi di vita, Rosella ha dovuto assistere al primo tentativo dei medici di rianimare Marco, «poi altre 14 volte è stata necessaria la rianimazione dopo crisi lunghe anche ore che hanno causato danni devastanti al cervello». Oggi Marco non parla e cammina a stento, «convive con un ritardo cognitivo e psico-motorio molto importante» spiega la mamma. È il fardello, pesante, di una malattia ancora senza cura.
«Vorrei essere una scienziata e chiudermi in laboratorio fino a trovare una soluzione. Ma non sono una scienziata. Allora faccio quello che posso» racconta Rosella, che è attivamente impegnata con l’associazione Gruppo Famiglie Dravet. «Do voce alla malattia e ai tanti problemi annessi, ne parlo con la gente, partecipo a progetti nelle scuole, promuovo raccolte fondi nella speranza e nella convinzione che la ricerca scientifica possa fare tanto per noi, per bloccare o almeno gestire meglio le crisi di cui siamo completamente in balia e rendono incerto il futuro dei nostri figli. C’è tanta strada da fare e possiamo percorrerla insieme».